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L’usignolo e il fontanile – le sorgenti della Muzzetta

Scritto da Stefano Fusi. Postato in Notizie

L’usignolo e il fontanile – le sorgenti della Muzzetta

Un’oasi nel deserto agricolo nell’Est milanese, in direzione dell’Adda, vicino alla nuova autostrada per Brescia: la riserva naturale che protegge i fontanili a Rodano e Settala. E ospita fiori, piante, uccelli rari e migratori, altrove in pericolo. Un piccolo scrigno di biodiversità che andrebbe riaperto alle visite didattiche.

<<Arrivo dall’Africa. Ho attraversato il grande deserto. Mi fermavo nelle oasi. Ora è primavera, sono tornato dove c’è acqua e verde, e canto. Sono le canzoni che ho imparato da mio padre e dai suoi amici. Ne conosco più di cento. È una gioia cantare. Se il mio canto le piacerà, lei verrà e nasceranno dei piccoli. Sto qui fra i cespugli sotto gli alberi, sulla riva: anche l’acqua canta con me, viene fuori proprio qui, dalla terra. Qui non passano macchine né trattori, e pochi umani. Sono al sicuro, trovo da mangiare. Posso fare il nido. Sono contento.>>

<<Grazie, signor usignolo. I suoi canti sono proprio belli. Quando li sentiamo siamo felici. E grazie anche per il suo lavoro di pulizia contro gli insetti.>>

L’usignolo è simbolo di primavera e sinonimo di amore e allegria. Personaggio poetico. Si dice “canti bene come un usignolo” non per niente. Lui conosce centinaia di canzoni; ne ha così tante varianti (anche di pochi secondi) che si sono formati “dialetti” locali in quella che è una vera e propria lingua canora. La “lingua degli uccelli” dei poeti e dei mistici nell’usignolo è al massimo grado: sembra attingere a un pozzo inesauribile, nel variare toni e frasi sonore e inventare melodie. Non sarà che anche gli animali hanno quella che chiamiamo fantasia? Del resto, all’inizio noi grugnivamo o poco più, abbiamo imparato da loro a esprimerci in modo decente, e a fare arte. È commovente pensare che questi esserini grandi come passerotti, maestri di musica in un corpicino così minuto, hanno la forza di volare per migliaia di chilometri sopra il Sahara e il mare, per arrivare qui e tornare in Africa dove svernano (ne avranno, di storie da raccontare cantando!).

Come commuove e incanta il luogo dove l’ho sentito: un posticino dove avviene un altro miracolo, lo sgorgare d’acqua pulita dal terreno nel bel mezzo della nostra superinquinata pianura: la risorgiva, un tempo comune, oggi rara. Come sono rari anche i fontanili, ovvero i punti nei quali si è scavato per far sgorgare l’acqua e incanalarla per irrigare.

L’usignolo di fiume è uno degli uccelli che si trovano attorno ai fontanili della Muzzetta. È un piccolo meraviglioso angolo di verde, dove ci sono sette fontanili e un bosco fitto, protetto dal Parco Sud milanese. È nei comuni di Rodano e Settala, nelle campagne in direzione Est rispetto alla metropoli, dopo l’Idroscalo, San Felice e San Bovio; in auto vi si arriva in mezzora dalla città. Tutti questi dintorni sono una bella area verde, vicina alla tenuta di Trenzanesio (la villa degli Invernizzi con il suo grande parco privato). Recentemente qui è stata fatta passare la nuova autostrada BreBeMi che l’ha in parte deturpata: la stradina a due sensi che attraversava la tenuta e da cui si potevano sbirciare i daini è diventato un circuito da corsa, i daini non si può più vederli ammesso che ci siano ancora. Ma il verde di queste campagne resta un abbozzo di corridoio ecologico verso l’Adda, anche se come al solito l’autostrada s’è portata dietro il proliferare di logistiche e capannoni che incrostano tutta la pianura.

L’area della Muzzetta resta a distanza di sicurezza, per ora. È su 86 ettari, 22 di riserva naturale, il resto di fascia di rispetto. Attorno ci sono campi e stradine con pioppi neri, cascine e più in là la zona industriale di Premenugo. Si arriva alla riserva percorrendo l’inizio della strada detta “del Duca”, una bella stradina campestre fra i pioppi che va da Lucino (Rodano) presso la via Rivoltana, fino alla Paullese passando fra cascine e campi. È privata ma percorribile a piedi e in bicicletta.

Attorno e dentro alla riserva c’è un bosco igrofilo, ovvero tipico degli ambienti umidi, fatto soprattutto di ontani neri, salici bianchi e olmi, ma anche querce e arbusti come sambuco, nocciolo, biancospino, rosa canina. Attorno all’acqua, in uno dei pochissimi boschi planiziali rimasti, ci sono fiori anche rari: iris gialli, orchidee palustri e gigli dorati, campanellini estivi e invernali, pervinca, violette. Un giardino naturale prezioso.

L’usignolo è solo una del centinaio di specie di uccelli che ci sono nella riserva: ci sono anche i picchi, il martin pescatore, gli scriccioli e i pettirossi, i rapaci diurni e notturni (gheppio, civette, allocchi, gufi), le gallinelle d’acqua, gli aironi e le garzette, i germani reali. E conigli, minilepri e ricci.

Vengono tutti qui, gli uccelli della zona: intorno ci sono i campi, certo, ma l’agricoltura industriale non permette loro di vivere, i veleni abbondano ancora, le rive dei fossi vengono desertificate, gli alberi sono pochi: i tipici rovi aggrovigliati e spinosi lungo le rogge sarebbero una casa ideale per uccellini e piccoli animali, ma ai produttivi bipedi non piacciono. Giù di tagli e in campagna c’è silenzio. Salvo gli spari della caccia, che purtroppo si fa ancora anche nei dintorni, per fortuna sempre meno; ma nella riserva è vietata. Allora per cantare e fare il loro nido, che è sul terreno fra gli arbusti, gli usignoli si rifugiano qui.  

Le risorgive e i fontanili

La riserva è una delle più belle e preziose di tutto il Parco Sud, creata nel 1983 come Riserva Naturale Parziale Biologica. E' area protetta di interesse comunitario (SIC), inserita nel piano Natura europeo 2000. La Muzzetta è un corso d’acqua artificiale che nasce qui e poi si immette nella Muzza, grande canale che affianca l’Adda fino al Lodigiano per favorire l’irrigazione. La riserva protegge alcuni degli ultimi fontanili della Lombardia, che è ricchissima di acque anche se oggi sono quasi dimenticate o date per scontate, nel susseguirsi di capannoni, strade, centri commerciali e villette a schiera che rende anche la campagna una propaggine della città. Anche per arrivare qui si fa una caccia al tesoro, fra svincoli e insediamenti spalmati dappertutto. E per visitarla bisogna comunque prenotare: normalmente è chiusa, per proteggerla. Molto visitata dalle scuole anni fa per il suo valore didattico, negli ultimi anni è stata visitata poco, l’anno scorso anche per via del Covid. Questo ha favorito i soliti inspiegabili vandalismi anche ai danni del cancello.  Qualcuno sembra proprio odiare tutto ciò che è naturale e sano. Riprendendo le frequentazioni naturalistiche controllate, si spera che calino questi episodi. E che si faccia manutenzione, trascurata negli ultimi anni: il Parco Sud è abbastanza latitante, sparita la Provincia che lo curava; la Città Metropolitana, se c’è, dovrebbe battere un colpo; lo stesso ente Parco Sud sembra scarseggiare di fondi, competenze e volontà.

Nella riserva vera e propria ci sono tre fontanili, il Molino (il più grande di tutta l’area metropolitana milanese), il Vallazza e il Regelada (quest’ultimo ripristinato sulla base di vecchie carte catastali del 1800: la testa del fontanile era andata perduta negli anni). Altri quattro sono nella fascia esterna in terreni privati (Nuovo, Busca, Boscana e Schenone). Pare che risalgano ai secoli XVI e il XVII, quando l’idraulica per l’agricoltura era essenziale per l’economia e la sopravvivenza.

La fascia dei fontanili è nella media pianura lombarda (e veneta). Più a nord, le acque piovane o correnti s’infiltrano nei terreni permeabili e da qui colano sotto terra lungo la direttrice nord ovest-sud est. Più a sud, dove la pianura si abbassa di livello, trovano la fascia sottostante di argille impermeabili depositatasi nei millenni a far da barriera e tornano in superficie o arrivano appena sotto il livello del suolo. Un tempo affioravano liberamente in depressioni del terreno, formando anche paludi, o venivano aiutate dai contadini a tornare alla luce: scavavano e mettevano tini di legno, poi sostituiti da cemento e metallo, per favorire la fuoriuscita. Quella era la testa del fontanile, da cui l’acqua poi formava l’asta del fontanile, per poi defluire lungo le rogge e i canaletti fra i campi. I contadini facevano manutenzione ogni anno più volte per evitare che la vegetazione li soffocasse. Ma era comunque uno scrigno di vita, ciascun fontanile: piante acquatiche che purificano come la lenticchia d’acqua, libellule e farfalle, rane e rospi, tritoni (quasi spariti questi ultimi, soppiantati dall’invasivo gambero della Louisiana che mangia la fauna acquatica), tutti nostri alleati contro gli insetti; uccelli e mammiferi, fiori e api che aiutano l’impollinazione, pesci. Un tesoro, un mirabile dono della natura che abbiamo poi trascurato o distrutto inconsapevolmente.

Sono rimasti pochi i fontanili: un tempo erano centinaia. Le loro acque dolci e tiepide, attorno ai 10-15 gradi anche d’inverno, davano linfa all’agricoltura e in particolare alle marcite, le coltivazioni che resero ricca e prospera Milano e la pianura circostante perché garantivano foraggio tutto l’anno. Poi sono arrivati i concimi chimici e i pozzi che pescano in profondità nella falda acquifera, e il fontanile è stato abbandonato quasi ovunque diventando spesso discarica di rifiuti o ricettacolo di scarichi industriali. Moltissimi fontanili si prosciugarono anche perché le industrie della fascia a Nord di Milano pompavano grandi quantità d’acqua; la falda si abbassò di molto negli anni Sessanta e Settanta, con il boom economico. Ora sta tornando ad alzarsi per la chiusura dei grandi stabilimenti; ma i periodi di siccità sempre più lunghi mettono di nuovo a rischio le risorgive. Perciò in molti punti si cerca di ripristinare i fontanili come misura ecologica per difendere la biodiversità.

Sparendo i fontanili, infatti, si può dire addio alla ricca natura che li circondava rigogliosa. Attorno ai fontanili rimasti, come quelli della Muzzetta, ci sono alberi e piante tipiche degli specchi d’acqua, la tifa e il pepe d’acqua, il giunco e la felce palustre. Anch’esse ormai rare, amiche degli uccelli cui fanno da rifugio e sostegno, e nascondiglio per gli animaletti che vanno a bere.

Sono stato a guardare la bellezza della risorgiva. L’acqua che emerge dal fondo ribolle in mezzo alla polla, specchio d’acqua limpida e pulita, sopra la sabbia e la ghiaia del fondo. Raro trovare acqua così trasparente. Rivela la magia naturale della vita portata dall’elemento liquido, del quale non fa più parte. Da meditare. Oggi siamo in epoca industriale e tecnologica, ma la fonte della vita è sempre quella, anche se non la vediamo più. Dove si può vederla e incontrare la vita selvatica, possiamo ricordarci meglio chi siamo: siamo acqua anche noi, il 70% del nostro corpo è acqua. Guardando l’acqua possiamo vedere il riflesso del cielo sulla terra, ecco perché ci incanta, e la sua trasparenza ci mostra cosa che la terra, la materia, senza acqua è arida e sterile, e muore. Cerchiamo di essere puliti. L’usignolo, se ancora non l’avessimo capito, ce lo canta: stai leggero, puoi andare oltre il deserto e vivere bene.  

 

Riserva naturale Sorgenti della Muzzetta

Dove si trova

Nei comuni di Settala, Rodano e Pantigliate. Tra la strada Vicinale del Duca. i terreni di Cascina Castello e la piccola zona industriale di Premenugo. 

Come ci si arriva

In auto da Milano, SP14.

In treno: Pioltello e poi autobus.

A chi rivolgersi

Le visite sono effettuate solo con guide. 

Punto Parco Cascina Castello oppure Associazione Didattico Museale che gestisce il Polo Botanico di Casa Gola, nel centro abitato di Lucino di Rodano (nei pressi della riserva). Indirizzo: Strada Vicinale del Duca, 20090 Rodano MI, telefono: 02 77405897.  

Un video sulla sorgente>>. 

Altre informazioni utili qui, sul sito dell’Ecomuseo della Martesana, associazione che documenta le aree verdi e protette della zona>>.

Sul Parco di Villa Invernizzi>> 

video: il canto dell'usignolo di fiume>>