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Il moriglione sulla tangenziale: l’oasi naturalistica della Martesana

Scritto da Stefano Fusi. Postato in Notizie

Il moriglione sulla tangenziale: l’oasi naturalistica della Martesana 

Una nuova riserva naturale a Est di Milano, fra Melzo e Pozzuolo Martesana. Nasce da una cava per l’estrazione di sabbia e ghiaia usata per costruire la Tangenziale Esterna Est Milano (TEEM). A due passi dai Tir e dalle auto è stato recuperato grazie alle imprese, ai comuni e al WWF Le Foppe un bellissimo rifugio per gli uccelli migratori e stanziali e per animali che qui si salvano dal traffico e dall’inquinamento. Fra di essi il raro moriglione, la bellissima anatra tuffatrice appena salvata dalla caccia che ancora la mette in pericolo

Man mano che il groviglio metropolitano s’addensa, invece di ridurlo i geni dell’Espansione Permanente (EsP) pensano di risolvere i problemi con gli stessi modi in cui li hanno creati. Ovvero, nuovo traffico e nuove strade, invece di rafforzare il trasporto su rotaia. La tangenziale esterna a est di Milano, che va da Melegnano ad Agrate, è il totem inspiegabile, il nastro trasportatore del culto del Grande Ingorgo Permanente Effettivo al Servizio della Logistica. Costellato di svincoli per collegare autostrade, ha distrutto ettari ed ettari di campi e di suolo naturale fra Milano e l’Adda. Lo stesso si sta macchinando a Ovest, in una zona simile, ancora verde, in direzione del Ticino; ne parleremo prossimamente, sperando che là ciò non accada. 

Purtroppo le Tangenziali vengono dalla stessa radice semantica di Tangenti. 

Qui fra Melzo e Pozzuolo Martesana però alcuni naturalisti e amministratori locali hanno chiesto  fin dall’inizio dei lavori ai costruttori-distruttori di ridurre almeno l’impatto ambientale: la grande cava, ferita rimasta aperta a lato della nuova stradona, è stata resa alla natura. Da cinque anni non è stata toccata da costruzioni, non è stata interrata e s’è riempita d’acqua di falda. È in corso la rinaturalizzazione del laghetto e delle sponde. L’oasi è protetta dal 2019 dai volontari del WWF per conto dei comuni della zona. Perché è uno specchio d’acqua prezioso per la natura, le piante e gli animali. E quindi anche per noi, che siamo loro fratelli, per ora, si spera, ancora più che delle macchine.

Sono circa 30 ettari. Rispetto ad altre cave, ha avuto fin dall’inizio un impatto meno forte sull’ambiente, con sponde digradanti dolcemente. È stato un costo in più, risparmiare qualche decina di metri di scavo, ma solo sul piano economico: sul piano naturalistico, una salvezza. Di solito le cave le fanno con sponde completamente verticali, per massimizzare i guadagni. Qui  invece s’è formato un ambiente favorevole alla vegetazione subacquea e palustre e agli animali, soprattutto i volatili che possono sguazzare e riposare lungo le sponde e fra le frasche.

Le sponde dolcemente digradanti si sono prestate anche a inserire piante selvatiche e fiori per attirare le farfalle (il trifoglio rosso, ma è stata lasciata anche l’ortica per loro) e le libellule (ce ne sono 15 specie). In una lanca ci sono anche le ormai rare Tife. Sul terreno secco, ecco le orchidee selvatiche. Non sono stati inseriti pesci nel laghetto per non alterare l’ambiente e lasciar crescere le piante acquatiche. È stata creata una zona vietata alla caccia e sono state recuperati e sistemati degli isolotti artificiali galleggianti per la nidificazione. Ci sono stagni artificiali didattici che si sono presto popolati: sul citofono dello stagno sono elencati i signori Tritone, Raganella, Rospo smeraldino, Rana. Intorno sono segnalati anche i signori serpenti Biacco e Natrice dal collare, che si danno da fare a limitare i Topolini. E ci sono altri personaggi in circolazione: Tasso, Volpe, Silvilago – la minilepre-, Riccio.

I più numerosi però sono i signori alati, che svernano, fanno il nido o semplicemente passano per rifocillarsi, riposarsi o scampare alle doppiette dei residui orchi uccisori. Prima di tutto il raro Moriglione (Aythya ferina), scelto come simbolo dell’oasi: appena nel settembre 2021 è stato tolto dal mirino dei cacciatori. Molti altri uccelli ne hanno fatto la loro casa o soggiorno temporaneo, fra cui cigni, martin pescatori, svassi, folaghe, anatre di varie specie, codibugnolo, usignolo, canapino, falco lodolaio, barbagianni, allocco, canapino.

 

Il moriglione, simbolo dell'oasi

L’oasi è da visitare soprattutto in inverno, per vedere i molti migratori che vi si fermano.

Per informazioni e visite bisogna rivolgersi al WWF locale, che si occupa anche di altre due piccole oasi a Trezzo sull’Adda (l’oasi delle Foppe e l’oasi della Fornace).

www.oasilefoppe.it/oasi-della-martesana/

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