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La tecnica metamorfica - il tocco che trasforma

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TECNICA METAMORFICA - IL TOCCO CHE TRASFORMA

Un metodo dolce e semplice per cambiare e stare meglio

Consulenti

Pina Musarra, operatrice di tecnica metamorfica

Barbara Bini, infermiere coordinatore del dipartimento assistenza scienze infermieristiche dell’ASL 11 di Empoli

Renzo Zanotti, professore associato di Infermieristica all'Università di Padova.

"La Tecnica Metamorfica offre un contributo unico alla trasformazione e alla realizzazione del nostro potenziale. Questa pratica semplice, gradevole e rilassante si basa sul distacco del praticante. Costui è un catalizzatore come la terra per la germinazione della ghianda... la forza vitale e l'intelligenza innata della persona la guidano verso ciò che è giusto per lei rivelandole le sue qualità essenziali". 

Gaston Saint-Pierre 

La tecnica metamorfica è una delle pratiche per il benessere in apparenza più semplici, e fra le più facili da imparare. Sembra impossibile che funzioni: si tratta solo di sfiorare piedi, mani e testa. E si può fare a se stessi. Non è un  massaggio né una terapia, e non si occupa dei sintomi ma lavora sulla globalità della persona. È un tocco lieve come una farfalla (che è il simbolo della tecnica): muovendo le mani molto lentamente, si sfiorano particolari punti dei piedi, delle mani e della testa, lungo un percorso che riproduce la sequenza delle esperienze dal concepimento alla nascita. Su questi punti si trovano i “riflessi” della spina dorsale, nella quale sono registrate le nostre esperienze emotive e le nostre caratteristiche individuali, che si sono formate durante il periodo prenatale.

La tecnica metamorfica infatti è uno sviluppo della riflessologia, per la quale ci sono corrispondenze energetiche fra specifici punti sulla pelle (in particolare nelle estremità del corpo, molto innervate e sensibili: mani, piedi e testa, in particolare orecchi) e gli organi interni e i sistemi di organi del corpo. Il collegamento è dato da canali d’energia (noti come meridiani nella medicina cinese), cui corrispondono solo sommariamente, sul piano anatomico, i nervi, il tessuto connettivo e i vasi sanguigni e linfatici. Su queste zone di riflesso gli organi sono rappresentati come in una mappa: se si interviene con pressioni su questi punti, si riequilibrano carenze o eccessi energetici negli organi e nei sistemi di organi corrispondenti, risolvendo vari problemi e disturbi. In particolare, per la riflessologia la struttura fisica del piede riproduce quella del corpo e il suo arco interno riproduce la colonna vertebrale, la quale è riflessa tuttavia anche nella mano e nella testa. La tecnica metamorfica si distingue però dalla riflessologia perché non lavora con pressioni ma con leggeri sfioramenti, e non agisce tanto sul piano fisico o energetico, quanto su quello più sottile della mente: le emozioni, i sentimenti, le predisposizioni individuali che “colorano” la nostra energia personale e possono bloccarla o aiutarne il flusso.

Secondo chi la pratica e l’ha provata su di sé, la tecnica metamorfica porta a miglioramenti nella salute fisica, mentale o emotiva; porta un senso generale di maggiore energia e forza interiore; ad acquisire sicurezza nei rapporti e nell’espressione di se stessi; e a importanti cambiamenti nel modo in cui si vede la vita.

Storia

La tecnica metamorfica è basata sugli studi di un naturopata e riflessologo inglese, Robert St. John, che lavorava in istituti pubblici per disabili. Studiò e praticò la riflessologia ma l’interpretò in modo originale fino a mettere a punto, alla fine degli anni Cinquanta, una propria mappa e una propria tecnica. Che definì dapprima “terapia prenatale”, poi “Metamorfosi”. Robert St. John arrivò a questo individuando dei ‘blocchi di energia’ in certi punti del riflesso della colonna vertebrale nei piedi (l’arco interno, dal tallone all’alluce), nelle mani (lungo il pollice) e sulla testa (l’arco dalla nuca alla fontanella). Collegò questi blocchi ai disturbi ed ai problemi che i suoi pazienti gli segnalavano. Si accorse che trattando questi punti con dei leggeri sfioramenti, i suoi pazienti cominciavano a stare meglio. Negli anni Settanta studiò con lui Gaston Saint-Pierre, canadese, musicista mancato, perseguitato da incidenti: un incidente sul lavoro gli tolse due dita di una mano, un altro sulla strada lo portò in pericolo di morte. Saint Pierre prima seguì la Metamorfosi di St. John e se ne occupò anche per divulgarla, poi la approfondì e la sviluppò ancora proprio per cercare di comprendere e risolvere queste sue ricorrenti disgrazie (che secondo lui derivavano da una caduta sulle scale della madre quando lo aveva in grembo). Vide che la Metamorfosi agiva non tanto sul piano fisico, quanto  correggendo schemi di comportamento inconsci e aprendo a cambiamenti importanti nella vita; creò il termine "Tecnica Metamorfica" allargandone il campo di applicazione. Oggi la tecnica è presente in diversi Paesi, soprattutto quelli anglosassoni.

Perché e come funziona

La tecnica metamorfica non è una terapia ma una tecnica dolce per l’evoluzione e la trasformazione personale. Non ‘guarisce’ sintomi o disturbi, ma si basa sull’intelligenza innata dell’organismo. Il presupposto è che per ritrovare la salute occorre agire su tutti i piani dell’essere umano (fisico, mentale, spirituale). E che l’organismo è capace di trovare da sé l’equilibrio salutare, messo nelle condizioni giuste. Come per la bioenergetica di Reich e Lowen, per molte discipline olistiche e per la medicina orientale, per la tecnica metamorfica il nostro corpo non è solo un insieme di parti fisiche ma ha una sua energia vitale che scorre nell’organismo. Se questa non fluisce liberamente, si blocca e si fissa in punti particolari, creando disturbi sia a livello fisico sia a livello emotivo.

La tecnica metamorfica si propone appunto di smuovere i blocchi energetici ed emotivi che si sono formati nel nostro periodo prenatale, e che sono latenti, registrati come sulla memoria di un computer e pronti a riattivarsi in situazioni analoghe. Questi blocchi hanno dato forma ai nostri schemi fondamentali di comportamento e di salute: per esempio la tendenza a certi incidenti o malattie. I blocchi coincidono con emozioni come la paura di dover nascere, i traumi, il senso di comunione con la madre e quello di separazione da lei; coincidono anche con la registrazione nel nostro corpo degli effetti delle emozioni della madre in attesa, che il feto percepisce nettamente: tensioni e crisi di panico ma anche la gioia della gravidanza, il dolore nel parto. Per esempio, una nascita traumatica può portare a paura nell’affrontare cambiamenti; una nascita serena può portare all’abitudine di vivere positivamente le trasformazioni.

Questi schemi di comportamento influenzano tutta la nostra esistenza. Nel corso della vita si attraversano nuovi passaggi fondamentali, e si tende a rivivere queste esperienze di base. Passaggi di età, indipendenza e uscita dalla famiglia, coppia e matrimonio, nascita dei figli, profondi cambiamenti nel lavoro, malattie, morti e lutti: in queste situazioni si risvegliano emozioni legate in un modo sottile a quelle vissute nella particolarissima fase che abbiamo passato inconsciamente nell’utero.

Dal concepimento alla nascita

Vista la novità della tecnica metamorfica, e forse proprio per la sua apparente semplicità, non ci sono studi scientifici che ne confermino la teoria, bensì riscontri dati dall’esperienza di chi la pratica e la riceve. Ma anche se l’intuizione di St. John e gli approfondimenti di Saint-Pierre sono stati verificati solo in modo empirico, i loro presupposti sembrano fondati: oggi ci sono studi sulla sensorialità e sulla coscienza prenatale molto più sviluppati. Si sa che gli stimoli sensoriali e psicologici ricevuti nelle 38 settimane della gestazione lasciano tracce profonde sia sul piano fisico che sulla vita di relazione del nascituro. Dal movimento del concepimento fino alla nascita, il corpo si espande e passiamo attraverso  continui cambiamenti. Dal semplice zigote, la cellula iniziale, all’embrione in cui la vita prende forma, fino al feto che cresce, si muove, prova emozioni ed è cosciente della propria esistenza e di quella della madre, ne percepisce la voce e gli stati d’animo, ricorda le musiche sentite da lei, sogna anche se non ha ancora visto né sentito nulla all’esterno…  La storia di queste trasformazioni si inscrive sull’asse portante della nostra vita, la colonna vertebrale che sostiene tutto il corpo e contiene il midollo spinale; lungo questo percorso scorrono tutte le nostre sensazioni, movimenti e azioni, dalla periferia al centro del nostro corpo e viceversa. Nello sviluppo intrauterino, la colonna si allunga dalla base del cranio fino al bacino e si espande verso l’esterno, con le vertebre, e dal midollo spinale originano i nervi che raggiungono ogni parte del corpo. Allungamento ed espansione sono gli stessi movimenti principali che portano l’embrione a essere feto. La tecnica metamorfica riproduce dolcemente questo viaggio per risvegliare e trasformare le esperienze forti, a volte traumatiche, che l’hanno accompagnato.

A chi è rivolta

La metamorfica è adatta a tutti coloro che stanno affrontando un periodo particolare della vita, intenso o problematico (malattie, lutti, separazioni), o che vivono momenti delicati e di transizione. In particolare, la metamorfica è impiegata nella gravidanza (per alleviare difficoltà come voglie, stati depressivi, paura del parto; anche il nascituro pare trarne beneficio) e nel post-parto per la mamma ed il bambino, nella menopausa e nell’andropausa. Può aiutare in aggiunta alle terapie convenzionali nei casi di handicap (autismo, down e così via) e depressione. Quando viene fatta ai bambini, deve essere coinvolta la famiglia, così come se viene fatta per problemi di coppia è meglio coinvolgere il partner. Perché il cambiamento personale è “contagioso” ed è meglio condividerlo in partenza con i propri cari, che altrimenti potrebbero rimanere spiazzati dalle trasformazioni: un nuovo bisogno di tentare strade nuove, nuovi interessi, nuove abitudini, l’abbandono di paure e blocchi interiori, l’accettare parti della vita che prima si rifiutavano o ignoravano senza motivo.

La seduta di metamorfica

Normalmente la seduta dura poco più di un’ora. Chi riceve la tecnica metamorfica si sdraia o resta  seduto, e si leva scarpe e calze. L’operatore sfiora dolcemente dapprima l’arco interno del piede, con movimenti lenti e leggeri, partendo dalla punta dell’alluce (dove è registrato il momento  del concepimento) e arrivando al tallone, fino alla sua parte estrema (che corrisponde al punto della nascita nella mappa della storia del corpo tracciata dalla tecnica metamorfica).

Poi passa alle mani, partendo anche qui dal punto del concepimento (la punta del pollice lungo il lato esterno del dito) per arrivare al punto della nascita (il punto in cui il pollice si articola al polso).

Nella testa si parte dall’attaccatura del collo, alla nuca (in corrispondenza della prima vertebra), per arrivare alla fontanella, punto della nascita. In questo modo si lavora su molti piani del carattere e dei rapporti con il mondo, e sulle emozioni corrispondenti: nei piedi sono rappresentate le nostre qualità fondamentali di radicamento nel mondo, nelle mani le nostre capacità operative e di rapporto con gli altri, nella testa quelle di riflessione e pensiero.

Gli effetti

La tecnica metamorfica non ha controindicazioni. Non c’è uno standard sul numero di sedute da effettuare: a volte si vedono effetti già alla prima seduta e si notano immediatamente dei cambiamenti a livello fisico ed emotivo; altre volte il cambiamento è impercettibile e ci vogliono più sedute. Anche se tutti in genere al termine della seduta si sentono molto rilassati e distesi, gli effetti variano e spesso sono quasi impalpabili: si può sentire un senso di benessere fisico, o di carica ed euforia, una nuova consapevolezza attraverso sogni e sensazioni di una maggiore chiarezza interiore.

Chi la pratica e come

La tecnica metamorfica può essere praticata da tutti, perché è semplice al di là delle raffinatezze teoriche che comunque è consigliato e interessante conoscere. Non è una terapia e non comporta diagnosi: non servono conoscenze mediche. Molte persone seguono corsi brevi per poterla usare su se stessi, in famiglia e coi figli, con gli amici e conoscenti. Ma è anche usata da operatori sanitari (ostetriche, fisioterapisti, infermieri) che la impiegano nella loro attività professionale dopo un tirocinio specifico.

Chi la pratica sugli altri deve avere un atteggiamento presente ma distaccato. Si sente semplicemente un aiuto, non l’autore degli effetti del trattamento. Si limita ad rilevare lo stato energetico della persona che gli si rivolge, senza dare giudizi né dare indicazioni terapeutiche o di altro genere a voce. È una comunicazione intuitiva, sottile e non verbale.

A chi rivolgersi

La Metamorphic Association diretta da Gaston Saint-Pierre è a Londra, sito:www.metamorphicassociation.org

In Italia la formazione è curata dall’A.T.M.I., Associazione Italiana Tecnica Metamorfica, collegata a quella internazionale presieduta di Gaston Saint-Pierre. Sono un centinaio gli operatori iscritti; fra  loro, massaggiatori e operatori di terapie naturali, ostetriche, infermieri e fisioterapisti, che devono aver seguito i corsi di formazione e svolto un tirocinio approfondito; quattro gli insegnanti in Italia.

A.T.M.I,  Associazione Tecnica Metamorfica Italiana, www.tecnicametamorfica.it

La tecnica metamorfica negli ospedali

L’A.T.M.I  tiene corsi anche presso strutture del Servizio Sanitario Nazionale italiano, dove si comincia a usarla. Per esempio, la tecnica metamorfica è stata insegnata agli infermieri dell’ospedale di Empoli (ASL 11), dove è utilizzata dal 1997 come disciplina complementare. Sono stati formati oltre 230 infermieri che la impiegano nella gestione del dolore, per favorire il sonno, per la gestione dell’ansia in fase preoperatoria, per l’accompagnamento alla morte e a domicilio, soprattutto per gli anziani. Gli effetti sono stati valutati anche in base alla scala di valutazione del dolore V.A.S. (Valutazione Analogico-Visiva). La scala è da 10 a 1, e richiede una valutazione da parte del paziente dell’intensità del dolore, che con l’uso della metamorfica è passato da un’intensità 8-9 a una di 2-3. I riscontri sono dunque soggettivi ma molto significativi, e i risultati molto positivi. La tecnica metamorfica è stata sperimentata e introdotta nella formazione degli infermieri dall’ISIRI - Istituto Internazionale di Ricerca Infermieristica di Padova, che ha lo scopo di migliorare la capacità assistenziale del personale professionale di assistenza. L’ISIRI, diretto da un docente di Infermieristica all’Università di Padova, ha introdotto  metodi e tecniche complementari ormai molto diffusi all’estero, fra cui la tecnica metamorfica, accanto a quelli medici convenzionali, in un modello di riferimento per l’infermiere che prevede di usarle per migliorare l’approccio con i pazienti (il modello “Nursing come stimolo di armonia-salute”). Sono tecniche quali immaginazione guidata, il massaggio, il rilassamento muscolare guidato, tecniche di movimento lento progressivo e stimolazione della sensorialità con l’uso di luci, colori, odori e musica. Tecniche utili in particolare ad anziani e bambini con problemi cognitivi, e per alleviare il dolore.

Per saperne di più: 

"Il massaggio che trasforma: principi e pratica della Tecnica Metamorfica", di Gaston Saint-Pierre e Debbie Boater, ed. Mediterranee.