Essere e fare Ecologia profonda
ESSERE E FARE ECOLOGIA PROFONDA
50 consigli per rientrare nel cerchio vivente - pratiche di riconnessione con la natura
di Stefano Fusi
Cambia il clima, cambia l’ecologia: diventa spirituale. Di fronte all’enormità dei problemi ambientali, l’ecologia si trasforma: da superficiale diventa profonda. E si occupa della nostra salute spirituale e della nostra energia vitale.
Il termine “Ecologia profonda” (Deep Ecology) fu usato per primo dal filosofo, naturalista e ambientalista norvegese Arne Naess nel 1973, per distinguerla da quella che chiamò “ecologia superficiale” (Shallow Ecology). Naess fondò il parallelo campo di studi filosofici che chiamò “Ecosofia”. Oggi l’ecologia profonda è un filone di studi ma anche una pratica di vita che mette al centro di ogni considerazione la vita naturale e la sua importanza fondamentale per la vita sociale, la salute e la realizzazione spirituale. Secondo l’ecologia profonda, non bastano soluzioni tecniche o politiche ai problemi ambientali: bisogna cambiare vita, riconoscere la sacralità di ogni cosa.
L’ecologia profonda va alle radici del nostro rapporto con il mondo, si unisce alla ricerca spirituale, ci insegna a ritrovare un contatto profondo, diretto, salutare con la natura e con la nostra interiorità, che sono la stessa cosa perché siamo parte del tutto. È un filone di studi, ma è anche pratica: insegna a sensibilizzarsi alla natura, a ritrovare ritmi, gesti e percezioni naturali, e a riconoscere l’importanza di modelli di vita semplici, sobri, essenziali e appaganti, ispirati all’armonia naturale. Lo seguo e lo propongo da molti anni: è una via gioiosa e feconda di impegno e di salute, di realizzazione e di crescita. Che ha grandi effetti concreti senza apparentemente “agire”.
In questo eBook non parlo delle soluzioni di ecologia “pratica”, cui sono dedicate migliaia di pubblicazioni ed esperienze: car sharing, cohousing, bicilette, produzioni biologiche e biodinamiche, orto sul balcone, orti comunitari, pane fatto in casa, risparmio energetico, riciclaggio e pre-ciclaggio, eco villaggi, scambi di case per le vacanze, raccolta differenziata, energie pulite, bookcrossing, baratti e scambi, permacultura, prodotti ecocompatibili, riduzione o eliminazione della carne nella dieta, gruppi d’aquisto eco-equosolidali… dò per scontato che questi accorgimenti siano applicati per quanto possibile; in effetti si stanno diffondendo a macchia d’olio. Sono fondamentali ma sono ancora nel campo del “fare” e a lungo termine possono restare vani tentativi di rallentare la corsa forsennata dei consumi e degli sprechi se globalmente non cambiamo attitudine verso la vita e non ci convertiamo completamente sentendo che tutta la vita è sacra. Ne riporto fra i consigli solo alcuni, meno noti finora e secondo me particolarmente significativi e utili a riconnetterci con la natura vivente e con la nostra sfera animica-spirituale, e soprattutto a ricreare una comunità. In questo periodo il problema dei problemi è la solitudine: l’isolamento e la perdita di contatto con gli altri sono insieme causa ed effetto della crisi ambientale. Avidità ed egoismo ci staccano gli uni dagli altri, ricreare rapporti umani è parte del lavoro dell’ecologia profonda; senza di questo ogni sforzo “green” è inutile e diventa un nuovo inganno.
Propongo qui invece di pratiche di ecologia profonda che fanno radicare queste pratiche nel sentire comune e che le sostengono come radici forti nel terreno. Servono a mutare il nostro approccio di 360 gradi: noi siamo natura, non è la natura ad aver bisogno di noi ma il contrario. Queste pratiche sono già sperimentate e collaudate ma vanno conosciute e seguite il più possibile, nella formazione, nell’educazione, nel lavoro, in ogni ambito della vita.
Racconto anche alcune esperienze personali nelle quali ho vissuto e vivo questa dimensione.