Drum Healing Work
Drum Healing Work
La sessione con il tamburo sciamanico apre la porta verso la propria crescita e all’autoguarigione grazie ai poteri della risonanza. Il tamburo sciamanico è un amplificatore del cuore e connette con la vibrazione primordiale della Terra e con le energie primarie universali del ritmo e del suono. Il suono del tamburo induce uno stato salutare e benefico di integrazione psicocorporea e apre a una percezione limpida della dimensione interiore. Il ritmo regolare e costante del tamburo porta in uno stato di coscienza espansa consentendo di accedere allo stato mentale nel quale predominano le onde Alpha e Theta, quelle del rilassamento profondo, dell’immaginazione creativa e dell’introspezione. In questo spazio sacro si possono contattare le proprie potenzialità e le proprie guide spirituali, affrontare e risolvere traumi, vivere profonde esperienze di trasformazione.
Le sessioni di Drum Healing non hanno una durata e una frequenza prestabilite ma generalmente avvengono nell'arco di un'ora e con cadenza settimanale.
Dal libro "Spirito naturale">>
COSTRUISCI E SUONA IL TAMBURO
Quando battiamo sul tamburo, rappresentiamo il battito del cuore del creatore. Non abbiamo bisogno di parlare di Cristo, ma lo spirito della sua presenza è sentito facendo uso di questi strumenti.
Cuore d’orso, nativo americano.
Il suono del tamburo trasporta nel mondo interiore e nel mondo dello spirito. Il tamburo è un varco circolare verso l’infinito. È l’amplificatore del cuore: batte e scandisce il ritmo della vita. Il primo grande tamburo è però la Terra: ci si cammina sopra ed essa risuona con la nostra vita e la nostra energia. La percussione del passo sul terreno, anche involontaria, è il primo atto musicale, insieme al respiro e al suono del corpo e della voce. Il secondo tamburo è il nostro corpo: possiamo farlo suonare battendo le mani e percotendo le varie parti del corpo. Il battito del cuore della madre è anche il primo suono che sentiamo, quando non siamo ancora nati. Il terzo tamburo è quello che suoniamo. Meglio, il nostro tamburo, quello che ci costruiamo da noi.
Costruirsi un tamburo naturale è un’esperienza totale di rapporto con la natura, con noi stessi, con la musica, con gli altri. Suonarlo è dare voce alla nostra anima e all’anima del mondo. Perché il tamburo si fa con il cuore, la mente, lo spirito, le piante, gli animali; con l’aria, l’acqua, il fuoco, la terra. L’energia vivente. Ed è imbevuto della nostra anima e del nostro intento.
Occorre un’anima che voglia suonare. Ci vogliono la pelle di un animale e il legno di un albero, che così continuano a vivere e a risuonare con il mondo. Ci vuole la tecnica di uomini che scelgono di costruire uno strumento semplice ma insieme raffinatissimo. Ci vogliono lavoro, pazienza, determinazione, tranquillità; ci vogliono la spensieratezza cosciente e anche il coraggio di uscire un po’ dalla routine della vita e dai concetti astratti, di giocare come bambini, di muovere il proprio corpo, di compiere un’operazione magica e sacra, di gioire ascoltando se stessi e gli altri. È un lavoro di ristrutturazione interiore: oggi pochissimi fanno artigianato, pochissimi si costruiscono da sé gli strumenti che usano. Viviamo in un mondo preconfezionato, dove possiamo solo acquistare cose che qualcun altro fa e magari non usa. Costruirsi un oggetto così importante e sacro, ma insieme giocoso e divertente, è davvero un’esperienza che trasforma la visione del mondo. Ci si mette in gioco con tutti se stessi: cuori, mani, corpi, anime, sudore, passione, divertimento. Con il proprio strumento si crea un legame specialissimo, come con i compagni d’avventura: la complicità e la voglia di suonare che si condivide subito, il piacere e il benessere di praticare un’arte ancestrale. E c’è la magia naturale di scoprire che tutti possiamo suonare, che tutti suoniamo senza saperlo, che la musica comincia dai ritmi basilari, uno-due, uno-due-tre-quattro, il battito del cuore appunto, apertura-chiusura, vuoto-pieno, rumore-silenzio, luce-ombra. Già questa è un’esperienza di meditazione, una conoscenza profondissima sulla natura del mondo. Come è profondo ed entusiasmante scoprire come il suono comunichi e faccia nascere campi di risonanza, in cui sentimenti e spiriti si uniscono, in cui nasce un’anima di gruppo. Il cerchio di tamburi è un momento sacro in cui essa si esprime, si ramifica e radica nel mondo.
Nel costruire il tamburo la mente sperimenta attraverso il corpo, che agisce per costruire qualcosa che non c’era, che trasforma con intelligenza e amore gli elementi naturali come fa la natura stessa. Per costruire il tamburo naturale, si scelgono il legno e la pelle che più risuonano con noi; quelli che sentiamo più nostri al tatto, alla vista, ai sensi interiori. I tamburi sono costruiti artigianalmente con materiali naturali ed ecologici, senza impiegare sostanze chimiche di sintesi o collanti, e lavorati manualmente con utensili; non vengono usate parti metalliche o corde sintetiche. Le pelli utilizzate in genere sono di capra, una delle pelli più tenaci e resistenti. Non sono conciate, perché ciò le danneggia irreversibilmente: anche il solo uso del sale le danneggia. Sono solamente tirate su telai e rasate dai peli tramite utensili a mano: è l'unico modo per mantenere la loro elasticità e resistenza inalterate. Sono tamburi vivi: ogni tanto bisogna bagnarli o metterli alla luce del sole o vicino a un fuoco; meglio evitare la vicinanza di termosifoni o altre fonti di calore simili.
Le pelli di capra hanno delle piacevolissime striature di varie forme e colori, tali da renderle naturalmente decorate con disegni unici, come unica è ogni pelle: uno dei primi passi nella costruzione del proprio tamburo è proprio scegliere… “a pelle” la pelle: guidati dalla propria sensibilità, si cerca di entrare in sintonia con l’anima dell’animale scegliendone una che si sente “nostra” lasciandosi ispirare dai colori, dal disegno (le macchie colorate di pelo oppure l’uniformità, le sfumature) e dalla consistenza. La storia, il sesso, le emozioni, la vita dell’animale accompagneranno il nostro tamburo e risuoneranno con noi (è bene, ogni tanto, ringraziare l’animale e l’albero e tutti gli elementi della natura che ci permettono di suonare). Lavorare il legno e le pelli, lisciarli, uniformarli; mettere a bagno la pelle, aspettare che sia umida al punto giusto per tirarla sulla cornice di legno; preparare i lacci di pelle che la legheranno e ne saranno l’impugnatura; fare i buchi, misurati sulla propria mano, per inserire i lacci; intrecciare l’impugnatura… è un lavoro paziente, di giorni e notti, senza orari; una tecnica complessa, tramandata nelle culture arcaiche e native giunte fino ai nostri giorni. Oggi diversi ricercatori italiani insegnano a costruirsi tamburi: tamburi sciamanici “classici” a cornice, da impugnare e suonare con la mazza o le mani; grandi tamburi da cerimonia retti da una struttura in legno, che si suonano in più persone con la mazza, stando in cerchio seduti come nelle cerimonie sacre o nei pow-wow, i raduni cerimoniali; water-drum, i “tamburi d’acqua”, dalla doppia pelle di capra che imitano il rumore del mare grazie alle biglie di cristallo e di vetro, o ai sassolini inseriti: si suonano sia a percussione sia muovendoli semplicemente per ottenere il suono “liquido”. Questi ultimi sono utilizzati spesso in sessioni di lavoro sul corpo o di meditazione, per favorire il rilassamento e indurre stati di calma interiore, immagini mentali, distensione profonda.