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Respirazione olotropica

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RESPIRAZIONE OLOTROPICA

Un metodo per vivere meglio scoprendo il sacro dentro di noi

Articolo di Stefano Fusi (2005)

Nei sogni non ci sorprende. Ma se siamo svegli, restiamo sconcertati quando ci accadono esperienze “strane” come quella di sentirci senza confini, immersi in un mondo colorato e luminoso, in cui tutto è armonico e paradisiaco, o di parlare faccia a faccia con qualche divinità o con gli angeli; oppure, quelle di sentirsi cadere o sprofondare in abissi, sentirsi schiacciare da entità demoniache e gigantesche...

Tranquilli, non siamo diventati pazzi. Sono dei “sogni ad occhi aperti” molto particolari ma non insensati. Siamo semplicemente entrati in contatto con la dimensione “sacra” dei simboli spirituali più profondi della nostra mente, che lo psicanalista Carl Gustav Jung chiamò “archetipi”, ovvero i simboli più importanti dell’inconscio collettivo. Che sono più o meno gli stessi in tutti i tempi e in tutte le culture: la Grande Madre, il Padre, l’Eroe, il Vecchio saggio, la Natura, il Mostro e così via.

Insomma, non dobbiamo avere paura di questi eventi: non sono così insoliti, né sono “apparizioni” miracolose o vaneggiamenti pericolosi. Anzi. Possono accadere a tutti, soprattutto a chi si dedica alla ricerca interiore e pratica forme di meditazione, ma anche a chi attraversa periodi di cambiamento e vive eventi stressanti. Dovremmo prestar loro attenzione e comprenderli, perché possono chiarirci il senso di quanto ci accade, proprio come i sogni più significativi. Se invece li rimuoviamo possiamo soffrire di vari disturbi e inquietudini, proprio come sta male chi non può dormire e sognare per molto tempo. Dentro di noi c’è una parte bambina, intuitiva e sognatrice che ha bisogno di vivere queste esperienze, tanto quanto quelle della nostra vita “normale” di adulti.

Finora la psicologia ha ignorato questi fenomeni, relegandoli nel campo della malattia o della religione; ma tutti possiamo sentire la dimensione sacra della vita, in cui ci sentiamo in comunicazione con la natura e il Tutto. Può accaderci spontaneamente, oppure possiamo farlo attraverso tecniche di ricerca interiore. Una di queste è stata messa a punto da Stanislav Grof, psichiatra noto come fondatore della “psicologia transpersonale”, nata negli Stati Uniti d’America negli anni Cinquanta. Ispirata dagli studi di Jung, la psicologia transpersonale studia non gli aspetti individuali dell’inconscio ma quelli che vanno oltre la singola personalità. Grof ha messo a punto una tecnica, la “respirazione olotropica” (significa “che va verso il Tutto”,  dai termini greci holos, “intero”, tutto e trepein, “muoversi verso”), per sperimentare “stati non ordinari di coscienza” in cui si rivivono esperienze e traumi del passato, risolvendo così molti problemi. È una tecnica che ricorda la complessa respirazione yoga (pranayama) o il rebirthing, in cui la respirazione viene molto accentuata. Ma la respirazione olotropica non è una terapia o una pratica religiosa, bensì una forma di esplorazione interiore. È ma una respirazione continuata per ore, leggermente accelerata ma naturale, fatta con l’aiuto di un “facilitatore” e di un’altra persona che assiste nell’esperienza.

Il fondatore

Psichiatra, nato in Cecoslovacchia, Stanislav Grof negli anni Cinquanta lavorò a Praga e utilizzò gli strumenti classici della psichiatria “ufficiale”. Era ateo e materialista convinto, ma presto si accorse che molti dei suoi pazienti classificati come “psichiatrici” in realtà avevano avuto esperienze mistiche spontanee di “coscienza cosmica”, simili a quelle dei mistici di tutte le religioni. Riconobbe dunque che “la dimensione spirituale è l'elemento chiave della psiche umana” e che questi stati di coscienza non sono espressioni di malattia mentale, anzi possono essere un aiuto per vivere meglio. Emigrato negli Usa, continuò la sua ricerca nel Maryland, al Centro di ricerche psichiatriche, e a Baltimora alla John Hopkins University; all’Istituto di ricerca di Esalen a Big Sur (California) fu tra i fondatori della psicologia transpersonale ed elaborò la respirazione olotropica, che viene sperimentata da trent’anni. Per Grof, “la psicologia transpersonale ritiene che non ci sia conflitto tra scienza e spiritualità e nemmeno ragioni per le quali non si debba indagare scientificamente il fenomeno spirituale".

I libri di Stanislav Grof

Oltre il cervello, ed. Cittadella, 1988 (le basi della concezione di Grof); in edizioni Red: La mente olotropica, 1996; Il Gioco cosmico della mente - oltre i confini della coscienza individuale, 2000; Psicologia del futuro, 2001; con Cristhina Grof: Oltre la soglia; La tempestosa ricerca di se stessi - crisi psicologiche e cambiamento, 1995; Emergenza spirituale – la crisi personale come rinnovamento profondo, 1993; Con Ervin Laszlo e Peter Russel, La rivoluzione della coscienza, ed. Nuova Era, 2003; Quando accade l'impossibile. Avventure in realtà non ordinarie, 2006, Apogeo; L'ultimo viaggio. Terapia psichedelica, sciamanesimo, morte e rinascita, 2007, Apogeo; Respirazione olotropica, teoria e pratica. Nuove prospettive in terapia e nell'esplorazione del sé, con Christina Grof, 2010, Apogeo; Guarire le ferite più profonde. Straordinari metodi per cambiare il paradigma della mente, 2013, Macro Edizioni; La nuova psicologia. L'eredità di cinquant'anni di ricerca sulla coscienza, 2013, Spazio Interiore.

A che cosa serve

La respirazione olotropica non è una terapia ma una pratica di esplorazione interiore. I benefici che se ne ricavano dipendono dal carattere e dalle esperienze precedenti delle persone. A tutti comunque porta un miglioramento nel benessere psicofisico e un cambiamento profondo della personalità. Aiuta a ritrovare un senso di pace e unità interiore e una connessione profonda con la natura, e a lasciar andare le paure, le rabbie e i rancori che di solito avvelenano la vita: allora ci si sente parte di qualcosa di molto più grande di noi e si riesce a guardare lucidamente  dalle preoccupazioni quotidiane, a entrare in contatto con le proprie emozioni più profonde e intense senza temere di esserne travolti.

A chi rivolgersi

I “facilitator” di respirazione olotropica diplomati alla scuola di formazione (Grof Transpersonal Training) in quanto tali non sono terapeuti. Ma molti lo sono nella loro professione (psicoterapeuti, psichiatri, medici, fisioterapisti, psicomotricisti), in cui utilizzano anche l’olotropica. In Italia oggi ci sono  diversi facilitatori e altri stanno completando la formazione, pluriennale e molto impegnativa. Il sito da consultare è quello dell’Association for Holotropic Breathwork International: www.grof-holotropic-breathwork.net/

Come si svolge e che cosa succede

Le sedute di respirazione olotropica sono di gruppo; solo in via eccezionale ci sono sedute individuali. I gruppi variano da un minimo di otto-dieci persone a un massimo di qualche decina (dipende da quanti facilitatori partecipano). Il seminario di olotropica si svolge in un week-end per un totale di 15-18 ore di pratica. Sabato mattina c’è un’introduzione teorica. La respirazione vera e propria si fa sabato pomeriggio e domenica mattina. Domenica pomeriggio chi vuole racconta e condivide l’esperienza con gli altri.

Ogni partecipante aiuta un’altra persona a fare l’esperienza. Si sceglie una persona fra i presenti, con cui ci si scambieranno i ruoli. A turno si respira e si fa il “sitter”: ci si siede vicino alla persona che respira e la si assiste, senza parlare né intervenire ma semplicemente restandogli vicino, aiutandola a coprirsi se ha freddo o ad andare al bagno. Chi non è abituato a queste esperienze può sentire a tratti tensioni muscolari e dolori; allora il facilitatore può intervenire su richiesta del sitter,  con un lavoro corporeo di pressioni e contatti che aiuta a sopportare la tensione e a comprenderne l’origine e il significato.

Le persone stanno sdraiate e in silenzio, e portano una benda sugli occhi per concentrarsi su se stessi. All’inizio un facilitatore (sono sempre due per ciascuna seduta) aiuta le persone a rilassarsi con esercizi di training autogeno e Yoga; quindi invita a iniziare una respirazione profonda senza forzare ma invitando ad accelerare il respiro. Da questo punto il facilitatore non interviene più: augura “buon viaggio” e la persona respira tranquillamente per almeno tre ore e mezza, ascoltando musiche scelte per aiutare l’esperienza (all’inizio movimentate poi più intense e melodiche, alla fine più rilassanti e dolci e ricche di suoni naturali). Al termine chi ha respirato, sempre senza parlare, si alza e si toglie la benda dagli occhi ed è  accompagnato a disegnare un mandala in cui rappresenta l’esperienza vissuta, per fissarla nella memoria. Chi vuole può raccontare l’esperienza e mostrare i disegni; i conduttori non li interpretano ma si limitano a commentarli per spiegare a tutti che cosa possono voler dire nelle varie culture umane i simboli “incontrati”. I facilitatori possono fare consulti individuali in seguito per chiarire aspetti particolari dell’esperienza, che può essere ripetuta ma solo a distanza di tempo: in genere ha effetti immediati molto forti.

Durante la seduta si hanno esperienze molto particolari e personali, che dipendono dalla propria personalità e cultura. In generale comunque ci si sente profondamente legati alla natura, e ci si può immedesimare con animali, piante e altre persone, o identificare con tutta la vita e con l’intero cosmo. Anche se non si conoscono, si possono “vedere” simboli eterni presenti in ogni cultura umana, come la croce, il cerchio, la luna e il sole, il buio e la luce e così via, e si può avere un’intuizione molto personale del loro significato e di ciò che rappresentano per la propria vita. Insomma, si può constatare su se stessi che le dimensioni spirituali sono normali e comuni a tutti, pur nella differenza delle loro manifestazioni.

Rivivere la nascita

Nella respirazione olotropica si può rivivere anche il percorso del nascituro, dall’utero materno al passaggio attraverso il corpo della madre fino alla nascita: in questo percorso sono “fissate” molte emozioni che poi vengono rivissute inconsciamente, nel corso della vita, quando si incontrano situazioni di forte cambiamento. Queste esperienze sono divise in quattro fasi comuni a tutti, che Grof chiama “matrici perinatali”: la prima è pervasa da un senso di benessere e armonia e corrisponde al periodo in cui si è immersi nel liquido amniotico, in simbiosi con la madre; nella seconda c’è la sensazione di essere “risucchiati” (cominciano le contrazioni che ci “attirano” verso l’esterno); nella terza si rivive il passaggio lungo il canale vaginale; nell’ultima, c’è un senso di estasi uscendo alla vita, ma può esserci anche inquietudine per la separazione dalla madre.

A ciascuna fase sono collegati delle emozioni che la respirazione olotropica permette di rivivere in modo dolce: si possono “lasciar andare” le paure, le rabbie e angosce che senza saperlo vi abbiamo collegate, e ci si sente sollevati e in armonia con la vita. Per esempio, si possono sbloccare spontaneamente alcuni blocchi somatici (come le rigidità muscolari al collo e alla mascella, date da anni di tensioni).

A chi è rivolta

La respirazione olotropica può essere praticata da chiunque, dai 18 ai 60 anni (salvo nel caso di alcuni problemi gravi). È utile a chi sente la necessità di risolvere problemi profondi o sta attraversando periodi di profonda trasformazione; a chi vuole essere più creativo, come gli artisti; a  insegnanti, educatori, assistenti sociali, consulenti, terapeuti, medici, psicologi, infermieri, perché chiarisce loro molti aspetti del lavoro e del rapporto con le persone; e a chi vuole esplorare dimensioni spirituali in modo guidato e protetto, senza entrare in movimenti organizzati o ispirati ad altre culture religiose. Può essere praticata anche da chi sta seguendo una psicoterapia, con l’accordo dello psicoterapeuta, perché non interferisce con la terapia ma anzi può accelerarla.

Chi vuole partecipare può compilare un formulario medico per segnalare malattie passate e  disturbi attuali, o avere un colloquio con il facilitatore che  propone la seduta. La respirazione olotropica praticata in gruppo è sconsigliata a chi ha problemi quali disturbi psichiatrici gravi, glaucoma, cardiopatie, alcolismo e tossicodipendenza (se non è inserito in un programma di cura e recupero), tumori, problemi neurologici dovuti a cause organiche, malattie infettive, epilessia, asma. Non la possono praticare neanche le donne in gravidanza, chi è in convalescenza o ha effettuato da poco operazioni chirurgiche.

Consulenti

Dottoressa Augusta Uccelli, psicoanalista di indirizzo Junghiano, diplomata all’Istituto Jung di Zurigo, facilitator di olotropica

Katia Soliani, psicomotricista, facilitator di olotropica, diplomata alla GTT, Grof Transpersonal Trainig