Il capriolo nell'oasi del rospo
Il capriolo nell’oasi del rospo
Lungo le tangenziali si va veloci, e il panorama non è il massimo. Con lo sguardo fisso davanti, o allo specchietto, non ci si può permettere distrazioni. A furia di passarci però, si mette il pilota automatico mentale e qualcosa si riesce a vedere. Andando da Corvetto verso Ovest, in effetti, qualcosa da vedere c’è. Dopo i terribili palazzi a lisca di pesce di San Donato, si sale sullo svincolo verso la Tangenziale Ovest, luogo di code infernali in epoca pre-lockdown, con le schiere di bisonti della strada allineati o peggio in sorpasso fra loro, autoproclamatisi piloti di Formula 1 che sgommano a oltre 200 e viceversa lumache a quattro ruote che sbucano come per sbaglio dalle stradelle campagnole e rallentano intimorite contribuendo al GBTP, Grande Blocco Totale Permanente.
Arrivati senza danno fin qui, scorrono attraverso i finestrini gli effetti collaterali della tangenziale, che tuttavia sono mille volte meno intensi che a nord della città. Qualche capannone, l’abbazia di Mirasole, i cubi penitenziari di Opera fra i campi, un campo da golf, una pista di go-kart, una fabbrichetta e un ciuffo d’alberi, di fronte alla torre Telecom di Rozzano che incombe su tutta la zona. Il ciuffo d’alberi lascia subito posto a conglomerati di centri commerciali e cinema multisala e al florilegio di Milanofiori, poetica definizione di un altro ammasso periferico di uffici, centri commerciali, uffici, centri commerciali, uffici e centri commerciali, palazzetto dello sport e teatro annessi… il solito casino, insomma, fino all’imbocco dell’autostrada per Genova dove planano quelli che vanno al mare o i Tir che dalla Lettonia o dall’Ungheria sono diretti in Portogallo.
Perfino in questo tourbillon c’è un ciuffo d’alberi, dicevo. Non è un’illusione ottica. L’ho sempre visto, in realtà, ma non gli davo peso. Accade però che informandomi scopro che da qualche anno è un’oasi naturale. Ah! E chi ci trovo quando vado a visitarla? Nientemeno che gli attivisti della Lega per l’Abolizione della Caccia, che partecipai a fondare nel lontano 1978 e lasciai pochi anni dopo, raccolte le firme per un referendum che non si fece perché la Coste Costituzionale disse che non erano corretti i quesiti. Già. Allora i cacciatori in Italia erano quasi due milioni e facevano stragi. Oggi sono molti meno, invecchiano e non vengono sostituiti per fortuna, ma fanno sempre grandi danni. Non solo ammazzano per gioco e spadroneggiano devastando i campi, ma riempiono anche le campagne di piombo. Non ci riuscimmo, ad abolire la caccia, eh no. Un altro referendum si fece nel 1990, saltò perché la gente non andò a votare (era insieme a un altro per limitare i pesticidi). Noi italiani non teniamo molto alla nostra salute, si direbbe. E chi fabbrica armi e tiene in mano la chimica ha sempre un grande potere. Mi sento un po’ anziano per non dire vecchio, ritrovando questa mia storia là in quell’oasi.
La Lac, dicevo, o meglio un’associazione di Rozzano fatta dai suoi attivisti per gestire appunto l’oasi per conto del Comune. È Rozzano, ma quest’oasi è appena al di qua della Tangenziale, che è il vero confine fra Milano e Hinterland al di là dei confini amministrativi. Però essendo Rozzano, a Milano non se ne sapeva granché. È l’unica oasi protetta vera e propria all’interno del magico cerchio del traffico. Con una missione dunque ben ardua, meritoria. Snocciola i suoi pregi la guida della visita guidata, l’unico modo per visitarla. Rivelando che il nome è dato dal raro rospo Smeraldino che vive nella zona umida al centro dell’oasi. Anche qui come altrove, le vecchie cave dove si scavava la terra per la ghiaia o altro, abbandonate, si stanno cercando di salvare. E appena lo si permette, riprendono vita. Puliscono l’aria e l’acqua, eliminando come filtri naturali gli inquinanti. Ospitano pipistrelli e uccelli che mangiano i fastidiosi insetti e le zanzare che ci tormentano d’estate. Fanno da casa ad altri amici selvatici insettivori come i ricci, e alle volpi che occasionalmente ci soccorrono contro i topi. Insomma un toccasana anche per i cittadini che ne ignorano l’esistenza.
Questa è un’oasi piccola, 22 ettari, ma è un bosco bellissimo e intricato, con al centro un avvallamento dove appunto l’acqua si ferma e allignano i rospi. Qui estraevano argilla, con un trenino attraverso la vicina Valleambrosia di Rozzano andava alla fornace. Attorno c’era una’area agricola dei conti di Belgioioso a risaie. C’è una cascina del 1700, la Follazza. Purtroppo sta per essere usata per scopi opposti a quelli desiderati dai naturalisti dell’oasi, e saranno sfrattati i rapaci notturni, i gheppi e gli altri uccellini che vi avevano trovato casa. Invece di farne un centro per esaltare l’oasi di biodiversità, didattico e per un turismo locale rispettoso, invece di puntare sul green, si punta ancora sul grey. I proprietari ci ripenseranno?
Dismessa la cava, arrivano in successione e intrecciati fra loro degrado, spaccio, motocross e discariche varie. Ma nell’intrico verde che resiste gli anticaccia e naturalisti locali vedono qualcosa d’altro. Sentono richiami e vedono ali, sentono gracidare nello stagno. Riescono a coinvolgere il Comune e il Parco Sud, piantano centinaia di alberi autoctoni, insomma riescono a tutelare il posto. Un biotopo, così si chiamano i luoghi di speciale importanza ecologica perché c’è un nucleo di vita selvatica che si mantiene in equilibrio anche nei pressi dell’abitato e del costruito. Per via dell’avvallamento al centro, vi si ferma l’acqua sia piovana sia dai corsi d’acqua circostanti, si forma uno stagno dove ci sono i rari rospi smeraldini che danno il nome all’oasi. C’è un bosco di pioppi, carpini e querce (questi due vanno spesso a braccetto), ci sono arbusti a profusione, ligustro, biancospino, sanguinella e tanti rovi con more da gustare. Ci sono il sentiero delle farfalle e il sentiero delle tracce, dove si scoprono le impronte e i segni lasciati dal passaggio degli animali.
Le fototrappole messe dall’associazione hanno filmato vari animali, scoiattoli e volpi, e, sorpresa, durante il lockdown della primavera 2020, quando gli animali scorrazzavano ovunque increduli, sono arrivati anche due caprioli. Ci sono degli ingressi nascosti lungo il Lambro Meridionale, il canale che costeggia l’oasi, devono essere passati da lì; forse provengono da un luogo dove stanno in semilibertà, giù verso Pavia. Il primo capriolo di Milano e dintorni, a parte quelli dell’oasi di Vanzago che però erano già là perché prima di diventare oasi era una riserva privata di caccia. Il primo ungulato immigrato e restato: era già comparso un cervo, anni fa, nel Parco Nord, sbucato da chissà dove, ma era sparito velocemente: non è un’area protetta, le stradone sono ovunque, il parco pieno di gente e di cani, non poteva durare, questo invece potrebbe farcela. Questo capriolo, perché uno dei due caprioli invece se n’è già andato. Non si sa perché. Il capriolo solitario è dunque restato, e si nasconde ben bene nel bosco.
I promotori dell’Oasi con i comuni circostanti vorrebbero creare un “corridoio ecologico” verso le campagne a sud, lungo i corsi d’acqua che da Milano scorrono verso la Bassa. Perché il poco verde che resta lungo l’acqua già oggi è casa di tanti uccelli selvatici – dal gufo ala poiana, dalle gallinelle d’acqua agli aironi - e darebbe respiro a tutta la metropoli. L’oasi, insomma, fa da avanguardia per un recupero ambientale generale.
L’oasi è bellissima, in autunno è una tavolozza di colori. Sui sentieri discreti e curati, la guida ci invita a non calpestare le delicate radici affioranti, ci mostra le fototrappole, i funghi e i muschi sul terreno, che altrove sono predati senza pietà per farne muschio per i presepi: è una piccola deforestazione anche questa, il muschio è un tesoro di biodiversità e protegge il suolo, filtra, nutre piccoli animali. Mostra una fatta della volpe (le feci), con le penne di un merlo che rivelano la dieta del predatore. Ci fa fare attenzione alle lumache, da non schiacciare camminando, e ci fa scegliere foglie con cui facciamo poi piccoli mandala alla fine del giro, dopo un esercizio di empatia con la natura nel quale respiriamo l’aura naturale delle piante e del bosco. La tangenziale vicino romba imperterrita ma per un attimo sembra di non sentirla.
Oasi Smeraldino di Rozzano
Via Monte Amiata, 38 bis, Valleambrosia – Rozzano,
Come ci si arriva
Con i mezzi: MM2 linea Verde Assago MilanoFiori Forum, 10 minuti a piedi
In auto: uscita tangenziale Ovest che dà sulla strada statale pavese.
Apertura
Chiuso al pubblico, solo visite guidate.
A chi rivolgersi
Apenatura - A.P.E. Animali Piante Ecologia, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo., tel. 338.8713534