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la Prefazione di Milano selvatica

Scritto da Stefano Fusi. Postato in Notizie

MILANO SELVATICA

PREFAZIONE

AREE SELVATICHE SPONTANEE A MILANO: UN BENE DA TUTELARE

Di Alberto Guzzi*

Alberto Guzzi, già Comandante del Corpo Forestale dello Stato (prima per le Provincie di Pavia e di Lodi poi per quella di Como), è stato anche docente delle Guardie Ecologiche Volontarie per gli enti pubblici ed esperto tecnico per il Parco Agricolo Sud Milano. Negli anni Ottanta fu direttore dell’Oasi di Vanzago e del Settore conservazione del WWF Lombardia. Attualmente è direttore tecnico del progetto del Comune di Milano per la riqualificazione dell’area verde di Monte Stella (dove c’è l’ipotesi di istituire un’oasi urbana). 

MILANO SELVATICA

PREFAZIONE

AREE SELVATICHE SPONTANEE A MILANO: UN BENE DA TUTELARE

Di Alberto Guzzi*

Alberto Guzzi, già Comandante del Corpo Forestale dello Stato (prima per le Provincie di Pavia e di Lodi poi per quella di Como), è stato anche docente delle Guardie Ecologiche Volontarie per gli enti pubblici ed esperto tecnico per il Parco Agricolo Sud Milano. Negli anni Ottanta fu direttore dell’Oasi di Vanzago e del Settore conservazione del WWF Lombardia. Attualmente è direttore tecnico del progetto del Comune di Milano per la riqualificazione dell’area verde di Monte Stella (dove c’è l’ipotesi di istituire un’oasi urbana). 

Le aree selvatiche presenti in ambito urbano a Milano - alla Goccia, a Piazza d’Armi e a Porto di Mare e altre minori - sono molto interessanti perché possono completare il panorama del verde milanese sul modello delle metropoli europee più avanzate, dove c’è la presenza di aree selvatiche all’interno stesso del tessuto urbano. Milano ha ambiti verdi anche significativi, non tantissimi ma abbastanza importanti. Sono ambiti storici e monumentali  come i giardini di via Palestro e quelli di Villa Reale, il parco Sempione, il Parco Lambro (risultato della pianificazione precedente alla Seconda Guerra mondiale). Milano ha anche ambiti urbanizzati dove comunque la presenza del verde è rilevante, ad esempio la zona della Maggiolina – villaggio dei giornalisti, in alcuni punti non sembra neanche di essere a Milano, sono case al massimo a due piani. A Milano ci sono anche grandi viali alberati e le circonvallazioni, insomma esiste una certa quantità di verde urbano gestito. Quello che manca e comincia a essere considerata attualmente è la presenza del verde spontaneo, del selvatico, del naturale.

La sua importanza da una parte è naturalistica e scientifica, perché questo tipo di consociazione vegetale che si è formata spontaneamente arriva ad ospitare specie annuali o arbustive che nel verde pubblico che conosciamo non si trovano, perché le attività di manutenzione periodica le allontanano.  Sono specie più delicate con tempi di maturazione più lunghi rispetto ai tempi di sfalcio dell’erba. Ma c’è anche l’aspetto dei servizi ecosistemici. È evidente che questi ambiti naturali spontanei con presenza di vegetazione annuale svolgono un’importante funzione ecosistemica: fra l’altro, produzione di ossigeno, intercettazione di anidride carbonica, riduzione della temperatura quando c’è caldo eccessivo (lo fanno gli alberi e arbusti ma anche i prati). È la stessa funzione svolta dai boschi che si trovano in ambiti naturali, senza che ci si debba spendere cinque centesimi per piantarli o mantenerli. Siccome sono il risultato di un’evoluzione spontanea, all’interno di questi ambiti si sono affermate specie più resistenti di altre. Lo dimostra il fatto che nonostante nelle ultime due estati siccitose 2022-2023 in queste aree dove non è stata effettuata irrigazione di soccorso né altri interventi, la vegetazione resiste molto bene. Ha resistito meglio anche alla tempesta del 2023 che ha abbattuto molti alberi a Milano. In questo caso potrebbe essere dovuto al fatto che nelle aree verdi spontanee sono alberi abbastanza giovani, più piccoli e flessibili: ai Giardini pubblici e al parco Sempione sono state stroncate soprattutto piante che avevano cent’anni. Probabilmente ciò avviene anche perché il loro apparato radicale ha potuto svilupparsi e diffondersi nel migliore dei modi, in un ambito dove il suolo non è costipato, dove non passano i mezzi per la manutenzione.

Riguardo agli aspetti naturalistici e scientifici, per fare un esempio: a piazza d’Armi si formano pozze temporanee dove ci sono il tritone crestato e il rospo smeraldino, due animali rari, indicatori ecologici significativi. Lo stesso avviene a Porto di mare, dove quando piove molto si formano allagamenti nella zona bassa dove un tempo c’erano gli scavi con l’acqua e dove oggi c’è una riforestazione spontanea di pioppi. Anche qui osservazioni naturalistiche potrebbero dare risultati interessanti (alla Goccia invece non si formano questi specchi d’acqua temporanei perché il terreno corrisponde a quello del pianalto asciutto che c’è a nord di Milano). Uno dei punti interessanti su questi ambiti che da trenta-quaranta anni sono selvatici è infatti quello faunistico: si trovano insetti, invertebrati, uccelli, piccoli mammiferi che altrove non sono presenti. In Piazza d’Armi sono già state individuate le arvicole (un piccolo roditore parente del criceto) ed è partita un’attività di osservazione per rilevare anche la presenza del moscardino, un altro piccolo roditore raro.

Ci sono dunque presenze faunistiche che in grandi aree a verde pubblico mancano. Quindi l’altra funzione di questi spazi selvatici oltre a quella climatica e ambientale è quella della conservazione di una biodiversità più articolata e complessa rispetto a quella del verde pubblico tradizionale.

Oltre a quello scientifico e naturalistico, c’è un aspetto sociale importante di queste aree: rappresentano un polmone verde significativo per la città. Infatti, per fare un esempio, una decina d’anni fa la Regione ha aggiornato la classificazione del Parco Nord e all’interno del grande perimetro del parco regionale ha individuato alcuni ambiti anche abbastanza estesi che sono stati riconosciuti come “parco naturale”. Con le valenze della legge quadro nazionale. 

Piazza d’Armi potrebbe andare a collegarsi al Parco delle Cave estendendo così le dimensioni dell’area verde e tutelando meglio la biodiversità. Piazza d’Armi è separata dal Parco delle Cave da una strada e dalla zona delle ex palazzine militari, dove si costruirà; ma all’altezza di un boschetto che dovrebbe essere tutelato (il bosco dell’Averla) e in corrispondenza di un centro sportivo posto sull’altro lato della strada, ha un piccolissimo passaggio nel verde e c’è anche una roggia che lì è interrata: potrebbe esserci un doppio collegamento, acquatico e terrestre, fra i due parchi. Questo passaggio potrebbe essere gestito normalmente dal Comune come verde pubblico e sarebbe importante per gli insetti e gli uccelli, che così potrebbero spostarsi da un’area all’altra, mentre probabilmente sarebbe meno facile per i piccoli mammiferi.

Sul verde selvatico a Milano oggi ci sono interesse e attenzione, ma per il momento soprattutto da parte delle associazioni e dei volontari molto più che da parte della pubblica amministrazione. Però molti ambiti interessanti sono stati individuati dalla sezione di Botanica del Museo di Storia Naturale che è particolarmente sensibile. Il museo ha grandi tradizioni non soltanto nel settore botanico ma anche in quelli entomologico e mammalogico, non è un semplice contenitore di reperti ma ha una notevole attività di indagine e studio ed è anche sede di vari gruppi di ricerca come il Gruppo erpetologico lombardo (rettili e anfibi) e una società di botanica. Il Museo effettua studi e ricerche anche sul verde milanese: c’è una relazione del botanico del Museo, Gabriele Galasso, sulla Goccia, con un censimento botanico. In una delle ispezioni di Galasso era presenta anche un esperto di briofite (licheni, muschi: i vegetali più arcaici, non ancora sviluppati come gli altri vegetali), importanti indicatori ecologici perché la loro presenza denota sono di una notevole qualità ambientale. Sono state individuate due specie rare mai segnalate nel territorio provinciale di Milano.

Questo dimostra che anche in un ambito che parrebbe svantaggiato, utilizzato per decenni per attività produttive, inquinato, la vita selvatica invece è attiva, si insedia, si consolida e si evolve. L’aspetto interessante della Goccia è questo: probabilmente si è partiti da un ambito pavimentato dove i residui vegetali, le polveri, la terra riportata dal vento pian piano si sono depositati, ci sono state le prime colonizzazioni di organismi vegetali e così si è si è formato nel tempo un terreno fertile. Quello della Goccia è un bosco semplice, non è un bosco planiziale pluristratificato, però ha un bello strato erbaceo, uno strato arbustivo e uno arboreo, al punto che è in grado di ospitare altri organismi quali ad esempio funghi, muschi, licheni oltre che insetti, invertebrati e vertebrati. Insomma, non è come ci si aspetterebbe un’area residua, colonizzata da erbacce o robinie. No, in questi ambiti dove per qualche decennio la presenza della vita spontanea selvatica si è affermata senza alcun tipo di interferenza dell’uomo si può arrivare anche ad avere delle consociazioni interessanti.

Altre relazioni del Museo sono state fatte per Piazza d’Armi, per Monte Stella (qui il museo ha anche supervisionato i rilievi entomologici) e l’ex cimitero di Crescenzago, 

Riguardo alla manutenzione del verde da parte del Comune, finora è stata appaltata ma nel 2025 dovrebbe diventare diretta (gestita da parte di MM, che sta formando nuovo personale ad hoc);  c’è stato ritardo nel passaggio dovuto ai ricorsi della ditta appaltatrice. La verifica dei questionari per la selezione del nuovo personale è stata affidata alla Scuola Agraria di Monza. Ci saranno squadre di manutentori con capisquadra esperti e una piccola struttura di tecnici. Si dovranno occupare della manutenzione ordinaria e di quella straordinaria e di nuovi eventuali ambiti di verde.

Attualmente è in atto l’aggiornamento del PGT di Milano (il Piano di Governo del Territorio). Io suggerisco al Comune di individuare nella classificazione degli ambiti territoriali urbani anche queste aree indicandole come selvatiche spontanee.

Ecco un estratto della proposta di Alberto Guzzi al Comune di Milano (aprile 2024).

“Nel tessuto urbano milanese sono presenti aree non costruite, con suolo non impermeabilizzato o solo scarsamente impermeabilizzato; si tratta di terreni precedentemente utilizzati perché a servizio di insediamenti da anni non più attivi, oppure di terreni coltivati ma rimasti interclusi dall’edificazione e non più utilizzati, e anche terreni con precise destinazioni che non sono mai state realizzate e quindi rimasti liberi, oppure parti del verde pubblico di difficile accesso e quindi poco o nulla fruite, e anche ambiti che avevano una specifica destinazione e uso che successivamente sono stati dismessi.

La casistica è varia ma un elemento importante caratterizza queste aree; il non utilizzo ha man mano favorito l’insediamento di specie vegetali spontanee che hanno migliorato la qualità, la porosità e la permeabilità dei suoli.

I suoli migliorati sono stati in grado di sostenere l’insediamento e lo sviluppo di specie vegetali più esigenti e la graduale colonizzazione da parte di specie erbacee si è arricchita per l’arrivo di arbusti e di alberi. Contemporaneamente è stato possibile assistere alla progressiva colonizzazione da parte di diverse specie animali: invertebrati, uccelli, piccoli vertebrati, mammiferi.

L’ambiente urbanizzato si è arricchito di biodiversità in grado di fornire servizi ecosistemici molto più articolati delle comuni aree verdi pubbliche.

Londra, da luglio 2019 prima città-parco nazionale al mondo, si è data una serie di obiettivi per  preservare e incrementare gli spazi verdi della città promuovendo la diversità naturale.

A Roma dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso è stata riconosciuta l’Oasi urbana del Tevere; circa 5000 mq in sponda sinistra del fiume tra Ponte Risorgimento e Ponte Matteotti, un significativo biotopo, un ecosistema spontaneo.

A Parigi, a Montmartre, le Jardin Sauvage della rue St. Vincent venne riconosciuto dalla municipalità nel 1985; è un’area verde che si è sviluppata spontaneamente e aiuta a mantenere biodiversità nel cuore della capitale francese.

In analogia a quanto avviene in metropoli europee, anche a Milano alcuni di questi ambiti sono stati individuati e per loro sono state definite, o sono in corso di definizione, le modalità d’uso e le funzioni.

Casi recenti il “Bosco della Goccia”, l’”Oasi urbana di Monte Stella”, la “Piazza d’Armi”.

Molte altre aree milanesi analoghe meritano di essere conservate ed è necessario che per ciascuna di loro vengano studiati e definiti i migliori criteri di “gestione” per garantire continuità alle loro importanti funzioni. Ad esempio, non in tutte è opportuno che si sviluppi spontaneamente un bosco ma potrebbero mantenere radure, praterie, ambienti umidi aperti.

Possiamo definire questi ambiti come “ecosistemi spontanei”, “verde spontaneo/selvaggio”, “verde naturale spontaneo”; l’aspetto che li accomuna è che si sono ri-evoluti spontaneamente, senza l’intervento umano, che rappresentano scrigni importanti di biodiversità, per i quali in molti casi è fondamentale un intervento attento e cauto per preservarne l’unicità e le funzioni.

Prendendo spunto della normativa regionale vigente – l.r. n. 86/1983 -, potrebbero essere considerati come “riserve naturali orientate” che hanno lo scopo di monitorare e orientare scientificamente l’evoluzione della natura, in cui l’accesso del pubblico è consentito unicamente per fini culturali, secondo specifiche discipline stabilite dai soggetti cui è affidato quel territorio; nelle riserve naturali orientate viene mantenuta e valorizzata la biodiversità, vengono valorizzate le componenti paesaggistiche, storiche e culturali, favorite la fruizione con adeguati interventi di manutenzione e sviluppate le attività didattiche e di educazione ambientale.

È opportuno che nella classificazione degli ambiti previsti nel P.G.T. di Milano venga inserita quella relativa ad aree di “tutela e gestione di ecosistemi spontanei”.

Potrà essere il caso delle aree di Bosco in Città, di Porto di Mare, di alcuni ambiti del Parco della Vettabbia, di alcuni ambiti di Parco Lambro, del Parco delle Cave e di Monte Stella, di Oasincittà del Parco Segantini, dell’area del Cimitero dismesso di Crescenzago, della Goccia, di Piazza d’Armi e così via.”