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Quanta vita al cimitero! L'oasi segreta di Crescenzago

Scritto da Stefano Fusi. Postato in Non categorizzato

QUANTA VITA AL CIMITERO!

La piccola giungla spontanea nell’ex cimitero di Crescenzago è un’oasi di biodiversità dal grande valore scientifico ed educativo

Crescenzago è un quartiere della periferia a nord-est di Milano. Appena dentro la tangenziale, di fronte a Cologno Monzese e vicino alla stazione MM di Cascina Gobba, è abbellito da un tratto del naviglio della Martesana ricco di verde e di ville antiche (famosi i glicini di Villa De Ponti). Da qui passa la pista ciclabile che porta i cittadini verso la campagna e l’Adda.

Era un comune, poi nel 1923 fu inglobato nella Milano che cresceva. Come ogni paesino, Crescenzago aveva un municipio, oggi sede di associazioni, cascine e casette e un cimitero. Quel cimiterino restò per un po’ anche con la nuova amministrazione ma fu poi dismesso, sconsacrato e svuotato dai resti dei defunti, trasferiti a Lambrate. Ed è rimasto chiuso per sessant’anni. Oggi è diventato una piccola e sorprendente giungla metropolitana, su meno di un ettaro chiuso dalle mura e da due cancelli. A dimostrare che il fertilissimo suolo milanese che resiste ancora sotto la crosta urbana, appena può ricaccia ostinatamente e spontaneamente una vegetazione selvatica. Il cimiterino quindi è una testimonianza storica e ambientale importante, fatte le debite proporzioni, quanto quelle dei boschi spontanei sorti a Piazza d’Armi a Baggio, alla Goccia alla Bovisa e al Porte di mare: terreni restati chiusi a lungo o abbandonati e non maneggiati da esseri umani riprendono vita da sé.

Un sopralluogo del 2023 del botanico del Museo di Storia naturale di Milano Gabriele Galasso e dell’agronomo Alberto Guzzi vi ha trovato un centinaio di specie vegetali diverse. Ci sono ailanti e robinie, alberi cosiddetti “infestanti”, molto resistenti, pionieri dei luoghi abbandonati. Ma ci sono anche alberi autoctoni (olmo, pioppo, gelso, acero; in particolare spicca il raro Celtis occidentalis, un tipo di bagolaro che sia coltivato che spontaneo non si trova facilmente a Milano), arbusti e liane (alloro, rovi, sambuco, edera, artemisia, vitalba e luppolo), fiori (fra cui il tasso barbasso, il bel fiore giallo dalle molte proprietà curative, le rose selvatiche, il convolvolo, il tarassaco). Insomma, una piccola oasi spontanea di biodiversità, rara a Milano e quanto mai preziosa per la ricerca scientifica,  l’educazione e la didattica. Uno scrigno da tutelare.

Nella microforesta ci sono comunque i segni della presenza umana circostante: rifiuti qua e là, galline che razzolano scappate da un vicino rudere prima abitato, pecore che belano - ma non sono qui dentro, sono appena fuori dal muro che ancora chiude il cimitero, in uno spazio con animali vicino a un locale bar-ristorante.

Mi guida nella visita Serena Crocco, filosofa-artista teatrale che ha scoperto da poco il luogo e attraverso il sostegno di Casa degli Artisti lo sta riaprendo alla cittadinanza. Abitanti, giovani e bambini della zona sono stati coinvolti in happening artistici, anche rivolti a non udenti, e nel recupero della memoria del luogo (del resto, si trova in via del Ricordo!) Alcuni anziani rimembrano ancora di parenti là sepolti. Ma gli abitanti ora si sono attivati anche nella pulizia del boschetto, luogo defilato che dunque attira i soliti idioti i quali scaricano materiali anche gettandoli al di là del muro, oltre che fuori del muro lungo la strada. In passato ci furono anche episodi di spaccio e attendamenti abusivi. 

L’idea è di tutelare la piccola straordinaria riserva naturale che si è creata qui, per non lasciarla al degrado e perché non sia cancellata da qualche progetto edificatorio. Anche in questa zona urbana di confine la cementificazione ha colpito duro, vedi le vicine torri del quartiere Adriano che spuntano appena al di là della stradina e le altre ben più alte “Park Tower” che incombono sul vicino Parco Lambro (note perché indagate per abusi edilizi, al solito).

Il terreno dell’ex cimitero è comunale, e si sta quindi cercando di ideare un patto ci collaborazione con il Comune di Milano, che per ora ha concesso di entrare dando le chiavi. L’intento è di fare nuove esperienze e nuove visite. Vale davvero la pena di esplorare la microforesta, in cui nel fitto verde spuntano cappelle familiari diroccate e ossari svuotati: è una piccolissima ma suggestiva succursale milanese di Angkor Vat, il famoso complesso di templi cambogiani sommersi dalla vegetazione. Anche qui le piante hanno preso possesso dei monumenti come a far rivivere un passato antico. E spuntano per terra molte conchiglie di chiocciole dalla forma spiralica, rappresentazione simbolica e naturale del tempo, che sono state protagoniste di una delle performance poetiche.

Oggi fa proprio caldo, ma la piccola oasi dà aria e frescura. Si esce sulla stradina laterale di Crescenzago e per un attimo sembra di essere in campagna: appare perfino un signore che procede lentamente in bici con tanto di cappello di paglia e sporte sul cestino della due ruote, neanche fossimo nel Pavese o in Lomellina. Sarà comparso per dirci qualcosa? I suoi antenati magari erano sotto quella terra?

 

Per informazioni e per le prossime visite: pagina facebook Via del Ricordo, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.