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WATSU

Conoscersi, distendersi e star bene con lo shiatsu in acqua

“L’intimità e la cura benevola di watsu liberano e aprono il cuore. Il suo gioco creativo e la

spontaneità liberano la mente”.

Harold Dull

consulente: Giordana Maria Valli, insegnante di watsu, yoga ed eutonia

Il Watsu è lo “shiatsu in acqua” (“water-shiatsu”). Ma non è un massaggio, proprio come lo shiatsu non è un massaggio ma un lavoro sull’energia vitale. Lo shiatsu classico è una terapia manuale giapponese fatta con la pressione delle dita su punti particolari del corpo. Ma nella versione che ha ispirato il watsu, quella del maestro giapponese Masunaga, lo shiatsu lavora sugli stessi punti d’energia individuati dall’agopuntura cinese; e non è una terapia quanto un’“arte per la salute”, una pratica olistica per il benessere che non risolve problemi specifici ma agisce sulla globalità della persona. Nello shiatsu di Masunaga, il più diffuso in Occidente, le  pressioni sono effettuate anche con nocche e palmi delle mani, e con ginocchi e gomiti, senza usare la forza fisica ma sfruttando il peso del corpo dell’operatore. 

Nel watsu questo lavoro è fatto nell’acqua, e soprattutto con l’acqua. L’operatore, oltre a fare le pressioni, fa allungare e distendere gli arti e fa rilasciare il corpo per smuovere l’energia lungo i meridiani energetici. Lo fa “usando” anche l’andirivieni dell’acqua. Muovendo la persona nella piscina, è il liquido stesso a premere sui punti giusti e donare così rilassamento e benessere. Inoltre, il contatto costante con l’acqua e il galleggiamento permettono di liberare ancor più il corpo: normalmente il 90 per cento delle tensioni muscolari servono a controbilanciare la forza di gravità. La loro assenza favorisce una distensione ben più completa di quella cui si arriva con i trattamenti fatti “all’asciutto”: la colonna vertebrale, le gambe e il bacino, il sistema nervoso sono liberi dal peso e dalle conseguenti tensioni che normalmente devono subire. Le articolazioni sono più mobili; la circolazione è più fluida e depura meglio muscoli e tessuti; tutto il corpo ha minore bisogno di ossigeno per sostenere le attività corporee e la respirazione è migliore e più ampia. Il lavoro dell’operatore trova meno resistenza, e il rilassamento diventa più facile e profondo. Ma anche se può aiutare a risolvere alcuni disturbi particolari, il watsu in sé non è una terapia. È piuttosto una disciplina olistica, una lavoro profondo su se stessi che trasforma corpo e mente.

Come si fa

Il watsu si fa in una piscina riscaldata a 36-37 gradi, temperatura uguale a quella del corpo. È una piscina dal fondo basso in cui si rimane in piedi: l’acqua arriva all’altezza del torace. Si fa in coppia:  l’operatore e chi “riceve” il watsu. Dopo un po’ di pratica, ci si può scambiare watsu anche se non si è operatori: è molto indicato e usato dalle coppie.

All’inizio l’operatore chiede se ci sono problemi particolari (dolori, forti tensioni, mal di schiena o cervicale) che potrebbero disturbare e per i quali avere una speciale attenzione. Dà solo indicazioni di massima ma non fa “diagnosi” né interpreta le sensazioni o i miglioramenti provati durante il trattamento, durante il quale non si parla ma ci si affida al linguaggio corporeo.

Dapprima l’operatore invita a respirare con calma e profondamente e a stare con le gambe leggermente flesse e allargate, lasciando che il corpo salga e scenda al ritmo del respiro; l’operatore fa lo stesso per entrare in sintonia. Quando entrambi ci si sente rilassanti e pronti a lasciarsi andare, ci si lascia galleggiare e l’operatore ci sostiene con le braccia sotto la schiena, le gambe e le braccia, accompagnandoci nel galleggiamento e assecondando l’ondeggiare del nostro corpo. Quindi ci muove con lentezza e sapienza secondo “forme” o “figure” circolari, così che l’acqua, fluendo e rifluendo, ci massaggi piano in ogni parte. È come essere sfiorati e massaggiati da migliaia di dita leggere. L’operatore compie anche alcune pressioni tipiche dello shiatsu, adattate all’acqua e studiate per liberare dalle tensioni e favorire un rilasciamento profondo di muscoli, tessuti e sistema nervoso. Fa da “maestro”, conducendo in una vera e propria danza acquatica in cui ci si dondola al ritmo del respiro. La maggior parte delle “figure” sono codificate in una sequenza precisa, ma alla fine si può essere più creativi e seguire l’ispirazione, movendosi in libertà. Il fondatore del watsu lo vede come una “poesia in azione”.

Che cosa succede nel watsu

Il watsu è un percorso di piacere e distensione, in cui si è condotte a sperimentare una dimensione nuova e salutare: l’immersione totale nell’acqua e in se stesse. Si viene cullate e tenute in braccio dall’operatore e accarezzate dal movimento dell’acqua. In genere si ha la testa reclinata su un braccio della persona che regge, metà fuori ma a tratti sotto il pelo dell’acqua. Man mano ci si sente via via più leggere e distese, abbandonate e fiduciose, accolte e sorrette dalla persona e dal liquido, fino a sentirsi proprio come l’acqua: si arriva dappertutto, si riempie ogni vuoto, si fluisce, la mente si libera da paure e ansie. Si possono così rivivere in modo protetto anche esperienze negative e ferite emotive, e trovare una nuova confidenza interiore: c’è qualcuno che si cura di noi, ci sorregge, una persona che sembra diventata tutt’uno con l’elemento della natura in cui ci siamo formate. Si riesce ad “ascoltare” il proprio corpo in modo molto profondo perché il contatto con l’acqua è continuo: è questa la principale differenza da un massaggio, da un trattamento shiatsu o da un trattamento fatto all’asciutto, nei quali la pelle e il corpo vengono stimolati solo a settori, una parte per volta.

I benefici dell’acqua calda

A occhi chiusi, sentendo solo il rumore dell’acqua che scorre, abbandonate, si sentono piano piano il corpo diventare più leggero e quasi privo di confini, e la mente farsi più aperta e ricettiva. È uno degli effetti dell’acqua calda. In acqua fredda i pori della pelle si chiudono e i capillari si restringono, quindi nel corpo è più forte il senso del confine: il freddo rimane fuori e il caldo dentro. Invece quando l’acqua ha la stessa temperatura della pelle, si aprono i pori si aprono e i capillari sanguigni si dilatano, e la sensazione del confine corporeo diventa più sottile e indefinita.

Che cosa si prova

Isolate dal mondo, nel watsu si riescono a cogliere i messaggi più sottili dall’interno del proprio organismo: i ritmi del cuore e della respirazione, formicolii, torpori, sensazioni di piacere, pesantezza o tensione. E si provano emozioni che magari erano finite nascoste in qualche organo interno o in qualche angolo della memoria. Il watsu può portare a sentirsi un po’ come nelle 40 settimane che passiamo nel liquido amniotico, come fossimo tornati alle nostre origini: prima di trovarsi staccati dalla madre, prima di qualsiasi ferita che possiamo avere ricevuto. Sono percezioni interne e stati d’animo molto soggettivi, difficili da esprimere a parole, perché non si è abituate a staccarsi così intensamente dal normale stato mentale e fisico. Ma non è una regressione all’inconscio, semmai un modo per sentire con più chiarezza e completezza il significato di queste sensazioni e delle proprie emozioni. Un modo per sentirsi di nuovo al centro di noi stesse e del nostro mondo.

I benefici

Fra gli effetti fisici benefici del watsu ci sono soprattutto quelli sulla circolazione e la postura, grazie alla distensione muscolare e alla grande libertà di movimento delle articolazioni. I giovamenti sono soprattutto alla colonna vertebrale: i nervi che ne escono per raggiungere tutti gli organi del corpo sono liberi da compressioni e tensioni. Il watsu migliora anche la respirazione, che diventa più ampia e calma. Insieme, il watsu porta benefici alla sfera psichica ed emotiva, perché il benessere e la distensione che produce portano a un aumento della circolazione di endorfine, i messaggeri chimici del piacere e della quiete che contrastano ansia, stress e paure. Grazie alla leggerezza e alla tranquillità, si riesce anche ad avere un migliore senso dello spazio circostante e delle relazioni con le persone e con l’ambiente.

Il watsu è anche una forma molto particolare di meditazione, perché porta a distaccarsi dalle preoccupazioni, dalle abitudini e dalle ansie, e ci si sente in un contatto molto intimo con la propria interiorità.

Storia

Il watsu nacque alla fine degli anni Settanta in California, dalle intuizioni dell’americano Harold Dull, insegnante di shiatsu. Egli pensò di applicare lo shiatsu nelle piscine termali, e vide che i benefici erano notevoli. Studiò quindi il modo di adattare le tecniche shiatsu all’acqua; ma ben presto elaborò il watsu come una disciplina a sé, arricchito da altre tecniche per il benessere come il lavoro sul respiro (“breathwork”). Oggi il watsu è molto usato in tutto il mondo. In Italia arrivò negli anni Novanta, e oggi è praticato in molti centri termali e centri benessere.

I problemi per cui è più usato, a chi è rivolto in particolare

Il watsu è molto indicato per chi ha problemi di rigidità e dolori fisici, e non riesce a distendersi e rilassarsi: è un aiuto a superare ansia, stress, senso di inadeguatezza, paure e tutte le loro conseguenze sul corpo e sulla mente. È efficace anche per chi deve vincere la paura dell'acqua. Viene impiegato con buoni risultati anche in alcuni casi particolari, come terapia dolce che affianca ma non sostituisce le terapie convenzionali: disabili e portatori di handicap, depressi cronici, minori che hanno subito abusi e maltrattamenti, bambini iperattivi e coppie in crisi di relazione. Ed è molto utilizzato per le donne in stato di gravidanza.

Watsu al femminile

Il watsu è una pratica molto indicata per le donne. Il corpo femminile, come l’acqua, cambia continuamente ed è sempre immerso nella ciclicità e fluidità della natura. Mestruazioni, gravidanza e parto, menopausa, sono i passaggi più forti, ma anche i semplici mutamenti di umore spesso possono disturbare: il watsu aiuta ad affrontare tutti questi momenti intensi. Nell’acqua si riesce ad avere una migliore percezione del proprio corpo e ad accettarlo anche in caso di difficoltà, disturbi e periodi di grande trasformazione. Il watsu è dunque impiegato nella preparazione al parto, anche in coppia, per vivere meglio questo periodo straordinario e per mantenere la comunicazione fisica che altrimenti la coppia tende a perdere. Aiuta le donne che hanno difficoltà ad abbandonarsi fiduciose nei rapporti con gli altri, perché bloccate da emozioni negative e traumi passati. Certe ferite da separazione spesso risalgono addirittura al periodo prenatale, alla nascita e ai rapporti con la madre. Cullate e abbracciate, si riesce a riviverle in modo dolce e rassicurante, e ad attenuarne il senso di perdita.

Intimità e sessualità

Nel watsu nasce un contatto molto intimo con l’operatore, e se si fa in coppia si ravviva quello con il partner. Ma questo contatto non è di per sé sensuale, anche se è molto intenso e piacevole. Al contrario, il watsu aiuta a sentire come sia possibile un contatto fisico profondo e intimo anche al di fuori della sfera erotica. È un modo per comprendere meglio la propria affettività: soprattutto gli uomini spesso non riescono a distinguere fra le sensazioni sensuali che nascono con il contatto fisico, e l’intenzione, quasi il dovere, di avere rapporti sessuali. È una scoperta che aiuta le persone e le coppie che hanno problemi di comunicazione a ritrovare una maggiore confidenza con la sensualità senza dover reprimere il desiderio naturale di intimità. Proprio per questo il lavoro si fa sovente fra persone dello stesso sesso, per esplorare il piacere del contatto corporeo e dell’abbandono al sostegno di un’altra persona senza altre implicazioni.

La seduta

Le sedute di watsu seguono uno schema comune di massima ma sono molto personalizzate, secondo le esigenze della persona. Durano da mezzora a un’ora. In genere per un problema specifico si svolgono ogni settimana, ma in casi particolari possono svolgersi anche ogni giorno. Comunque chi riceve watsu decide insieme all’operatore la cadenza delle sedute.

Gli incontri di gruppo in genere si svolgono nell’arco di un week-end in strutture termali e costano fra i 100 e i 150 euro, escluse le spese per la permanenza.

Chi lo pratica, a chi rivolgersi

In Italia  gli operatori di watsu certificati dalla scuola di Dull e practitioner (operatori non insegnanti)  si sono specializzati alla scuola del fondatore del metodo, Harold Dull, in California. Dal 2000 si può fare formazione anche in Italia. Dura due anni ma viene sempre conclusa e certificata dalla scuola di Dull. Gli operatori sono in genere esperti di terapie naturali, ma ora il metodo comincia a essere conosciuto e usato anche dai fisioterapisti. Per informarsi sugli operatori, sugli incontri di gruppo e sulla formazione si può consultare il sito di Watsu Italia, l’associazione degli operatori italiani: www.watsu.it.

Una struttura che fa formazione watsu per fisioterapisti, trattamenti individuali e incontri rivolti alle coppie è la della Fondazione Apostolo di Merate: www.fondazioneapostolo.it

Il sito internazionale di Harold Dull: www.waba.edu.

Libri e video

Harold Dull, Watsu - liberare il corpo in acqua, ed. Urra

Il libro del fondatore del metodo, che presenta la sua esperienza e la pratica anche con molte fotografie.

Italo Bertolasi, Roberto Fraioli, Manuale di watsu, Xenia

Il watsu e i suoi impieghi in campi come la terapia, la salute sessuale, la gravidanza, la meditazione.

A cura di Watsu Italia, Il watsu - Il nuovo shiatsu in acqua, Xenia,  € € 6,50

Introduce in modo sintetico il watsu: rivolto a tutti

Harold Dull, Corso video di watsu, Red